Consulenti del Lavoro: l’identikit dei professionisti della Consulenza del Lavoro

Consulenza del Lavoro: è una professione sempre più centrale per le aziende?

I servizi dei Consulenti del Lavoro: quali le nuove aree di business?

Innovazione e tecnologia: sono una reale spinta per i Consulenti del Lavoro?

Quale sarà l’orizzone di crescita per gli studi di Consulenza del Lavoro?

Studio Borghi: consulenti del lavoro di Milano

Di fronte alla crisi pandemica causata dall’emergenza sanitaria da Covid-19, I Consulenti del Lavoro si sono dimostrati capaci di accogliere la sfida della ripartenza, spingendosi verso nuove tecnologie e modelli organizzativi per i propri Studi di Consulenza del Lavoro.

Secondo la Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro, la maggior parte dei professionisti intervistati nell’anno 2020, in piena crisi economica italiana, sono riusciti a fronteggiare e superare indenni le difficoltà generate dalla pandemia; circa il 30% dei Consulenti del lavoro ha registrato un aumento del proprio fatturato; più del 23% una crescita di numero della propria clientela e circa il 22% un aumento del valore medio degli incarichi.

Dopo aver fornito supporto a 6 milioni e mezzo di lavoratori dipendenti e assistenza a un milione e mezzo di imprese nel corso dell’anno pandemico, i 26mila professionisti impegnati nel settore della Consulenza del Lavoro si sono dimostrati pronti a rinnovarsi, offrendo servizi sempre più personalizzati in linea con i cambiamenti del mercato del lavoro: il 59%  in consulenza giuridica ed economica sui rapporti di lavoro, il 57% circa in crisi d’impresa, il 56% in welfare aziendale, il 46,7% in sicurezza del lavoro, il 45% nell’organizzazione del lavoro e il 44% in selezione e formazione del personale.

Consulenza del lavoro: è una professione sempre più centrale per le aziende?

Secondo l’indagine condotta dall’Enpacl in collaborazione con l’Ordine della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro in riferimento alla Categoria dei Consulenti del Lavoro e la sua evoluzione post pandemia, è emerso come la professione inerente la Consulenza del Lavoro è e tenderà ad essere sempiù centrale nei prossimi anni.

La trasformazione evolutiva della figura del Consulente del Lavoro si sta orientando verso una direzione in cui al centro c’è un modello sempre più organizzativo di professione: circa il 28% dei Consulenti del Lavoro ha dichiarato una buona propensione all’esercizio in forma aggregata della professione, con forme associate (Stp), con aperture verso altri mondi professionali (il 14% dei professionisti intervistati lavora in forma associata con professionisti iscritti ad altri Ordini); una buona strutturazione degli studi professionali, con una media di circa 3 addetti tra collaboratori, dipendenti e altri professionisti. Del 64% degli studi professionali, infatti, si rileva almeno un collaboratore mentre circa il 17% dei professionisti lavora in realtà con più di 5 collaboratori. A quanto appena sopra indicato, si registra un crescente orientamento a servizi sempre pù diversificati e specializzati.

Fotografando l’andamento degli ultimi cinque anni,  si rafforza il settore della Consulenza del Lavoro in generale e si riduce invece l’offerta professionale in tema fiscale, con un consolidamento dei servizi da parte dei professionisti in tema sopratutto del welfare aziendale, della selezione e formazione del personale e della pianficazione previdenziale.

I servizi dei Consulenti del lavoro: quali le nuove aree di business?

Il post pandemia ha prodotto enormi differenze tra i grandi e i piccoli studi. I medi e grandi studi sono riusciti a trasformare un periodo di non poche difficoltà in un’occasione per innovarsi e riorganizzare la propria attività, mentre per i piccoli studi l’andamento è stato quello di un approccio più adattivo, volto a soddisfare le richieste di emergenza dei clienti ma senza una prospettiva di cambiamento orientata al futuro.

In particolare, in Sud Italia si è registrato un orientamento all’esercizio individuale (solamente la percentuale del 18,5% dei professionisti svolge consulenza in forma aggregata) e scarse dimensioni di struttura (il 47% dei Consulenti del Lavoro non lavora con collaboratori) e un’inferiore diversificazione dei servizi consulenziali.

Mentre, nel Nord Italia la professione di Consulenza del lavoro ha visto un consolidamento del modello organizzativo complesso: il 33% dei professionisti lavora in forma aggregata e circa un quarto dei Consulenti lavora con più di cinque addetti all’elaborazione paghe e contributi. Sempre al Nord, si registra una gamma di servizi sempre più specializzata in tema giuslavoristico, abbracciando nuove aree di business come il welfare aziendale, le relazioni industriali e la pianficazione previdenziale.

Innovazione e tecnologia sono una reale spinta per i Consulenti del lavoro?

L’emergenza Covid-19 ha inevitabilmente generato un aumento di lavoro causato dalle novità della normativa del lavoro e dal prolificarsi dei numerosi adempimenti, producendo stress e preoccupazione per circa il 55% degli intervistati.

La crisi pandemica ha portato anche i Consulenti del lavoro a rivedere la propria organizzazione di lavoro interna, non solo volta a fronteggiare l’emergenza, ma per gestire anche la clientela a livello relazionale.

I risultati che sono stati raggiunti hanno visto la maggioranza degli intervistati superare indenne l’anno 2020, il 30% crescere il proprio fatturato, il 23% il numero dei clienti, il 22% il valore medio degli incarichi.

Le previsioni per il prossimo anno? La professione della Consulenza del Lavoro si aspetta di incrementare, per due terzi degli intervistati, un aumento dei volumi d’affari dello studio professionale e, per un terzo dei professionisti, della clientela.

Quale sarà l’orizzonte di crescita per gli studi di Consulenza del Lavoro?

Per il 55% degli intervistati, vale a dire per la metà dei Consulenti del lavoro coinvolti nell’indagine, si prevede per i prossimi tre anni l’obiettivo di incrementare il proprio fatturato e di clientela mentre la restante metà reputa più prioritario il consolidamento e la stabilità.

L’emergenza sanitaria ha creato l’opportunità per tanti professionisti di avvicinarsi ad una nuova dimensione che vede sicuramente un miglioramento dell’organizzazione dell’attività e di una maggiore efficienza dei processi innovativi e tecnologici dello studio professionale.

L’implementazione delle competenze ha generato nuovi stimoli per far maturare, di conseguenza, nuovi progetti in ambito di investimento digitale, finalizzati ad aumentare la qualità dei servizi proposti di cui ormai l’aspetto innovativo e tecnologico rappresenta una chiave centrale e fondamentale.

Studio Borghi: Consulenti del Lavoro a Milano

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