Identikit del giovane Consulente del Lavoro

Chi è oggi il giovane Consulente del Lavoro?

Preferisce i contenuti, è abile a fare networking ed è social.  Secondo, infatti, la ricerca curata dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro in partenership con l’Enpacl e la Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, i giovani Consulenti del Lavoro under 40 sono promotori di un modello professionale differente e discontinuo rispetto alle generazioni passate. Da questa ricerca emerge la fotografia di un rapporto che riunisce più aspetti, da un lato le caratteristiche strutturali del comparto dei giovani Consulenti del Lavoro rispetto a dieci anni fa, dall’altro gli elementi più qualitativi della Consulenza esercitata da questi giovani professionisti.

Chi e quanti sono i giovani Consulenti del Lavoro?

Negli ultimi anni si è registrato un incremento piuttosto significativo delle nuovi iscrizioni, soprattutto giovanili (+ 57% tra il 2017 e il 2021), a conferma del radicamento della professione del Consulente del Lavoro e della crescente attratività che sta riscuotendo tra i laureati universitari. Si è incrementata, poi, anche per effetto dell’elevazione del titolo di studio, l’immagine di una professione di genere femminile (la quota delle donne è del 51% mentre tra le over 40 scende al 46%). Si estende, anche, la varietà di provenienza geografica: se nel 2011 più della metà dei giovani Consulenti del Lavoro risiedeva nel Sud Italia, nel 2021 si è ridimensionato il peso di quest’area (44%) mentre è aumentata la presenza dei giovani professionisti al Nord Est e al Nord Ovest d’Italia.

Qual è il nuovo percorso formativo intrapreso dai Consulenti del lavoro?

L’indagine ha consentito di effettuare un’analisi approfondita sulla valutazione qualitativa del nuovo percorso formativo intrapreso dalla categoria e che vede come canale principale alla professione la laurea in economia (48%), seguita dalla formazione giuridica (34%) e da scienze politiche (16%).  Tra le migliorie da inserire nei corsi di laurea, i giovani Consulenti del lavoro segnalano la necessità di una maggiore specializzazione dei corsi e di un ampliamento delle materie affrontate durante il tirocinio professionale.

Giovani professionisti, promotori di un nuovo approccio al lavoro

Le nuove generazioni sono senz’altro portatrici di un approccio nuovo al lavoro che è in grado di tracciare una discontinuità rispetto alla generazione precedente.

Tre sono le tendenze che si stanno delineando:

  • innalzamento della qualità dei servizi erogati: circa il 40% dell’attività professionale e il 35% del fatturato medio dei giovani professionisti proviene dalla Consulenza del Lavoro. Tale aspetto è destinato a incrementarsi e nei prossimi anni il 35% degli iscritti intende investire in tale dimensione, in forma esclusiva, senza però perdere di vista il core business dell’amministrazione del personale.
  • maggiore orientamento agli ambiti di attività nuovi e relativo investimento negli prossimi tre anni: tra le materie di futura specializzazione svettano il welfare aziendale, politiche attive, formazione, pianificazione previdenziale, selezione del personale e sicurezza sul lavoro.
  • accentuazione del peso dei contenuti lavoristici rispetto a quelli economico-fiscali: verso l’innovazione dei contenuti professionali.
  • maggiore conoscenza e dimestichezza nell’uso di sociale e software: oggi il principale fattore di concorrenza e competitività rispetto ai professionisti più adulti.

Consulente del Lavoro: dipendente o autonomo?

Al fianco dei modelli e profili organizzativi consolidati, aumenta la quota di giovani Consulenti del Lavoro in qualità di collaboratori di Studi Professionali, generalmente di medio-grandi dimensioni, la cui modalità di lavoro è a metà strada tra il collaboratore e il dipendente, essendo i più mono o quasi monocommittenti. Tra i vari fattori a cui bisogna prestare attenzione, c’è la crescente concorrenzialità tra lavoro dipendente e lavoro autonomo a cui il profilo del Consulente del Lavoro andrà sempre più incontro, sia da un lato per il rafforzamento della professione (più attrattivo di un tempo per le aziende), sia dall’altro per l’indebolimento della componente libero professionale (sempre meno appetibile per i giovani laureati).

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