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Indennità di mancato preavviso: come funziona e come si regola il TFR?

    Dimissioni senza preavviso o licenziamento improvviso? Ecco tutto quello che c’è da sapere sull’indennità di preavviso: calcolo, casi esclusi e legame con il TFR.

    Hai deciso di lasciare il lavoro da un giorno all’altro o, al contrario, sei stato invitato a interrompere il lavoro senza preavviso? In questi casi entra in gioco l’indennità sostitutiva del preavviso, una specie di “compensazione economica” prevista dal Codice Civile (art. 2118) quando il contratto si interrompe all’improvviso, senza il giusto preavviso. Vediamo meglio di che si tratta.


    Cos’è l’indennità sostitutiva del preavviso?

    Ogni contratto di lavoro prevede un periodo di preavviso: è il tempo minimo che deve passare tra la comunicazione di dimissioni o licenziamento e l’effettiva uscita dal lavoro. Se questo periodo non viene rispettato, chi “rompe il contratto” deve pagare all’altra parte una somma in busta paga, detta appunto indennità sostitutiva del preavviso.

    Serve per dare il tempo all’azienda di organizzarsi (o al lavoratore di trovare un nuovo lavoro) senza lasciare tutto in sospeso.


    Quando si applica?

    L’indennità si paga quando:

    • un lavoratore si dimette senza rispettare il preavviso;
    • un datore di lavoro licenzia il dipendente all’improvviso, senza aspettare i tempi previsti.

    Ma ci sono eccezioni! Ecco quando non è dovuta:

    • in caso di dimissioni per giusta causa;
    • se si tratta di risoluzione consensuale o fine naturale del contratto;
    • durante il periodo di prova;
    • per le mamme lavoratrici che si dimettono entro un anno dalla nascita del figlio.


    Indennità e TFR: si sommano?

    E qui arriva la domanda: questa indennità fa parte del TFR?
    La risposta è: no. Il TFR (trattamento di fine rapporto) è una somma separata, che matura mese dopo mese e si riceve quando termina il contratto (che sia per dimissioni, licenziamento o pensionamento). L’indennità di preavviso invece è extra, e si calcola in base alla retribuzione che si sarebbe dovuta percepire in quei giorni non lavorati.

    Attenzione però: l’indennità sostitutiva del preavviso è tassata e soggetta a contributi, proprio come uno stipendio normale.


    E se è il lavoratore a dimettersi?

    Succedono due cose:

    1. Se il datore accetta il recesso immediato, può decidere di non trattenere nulla e lasciare correre.
    2. Se non lo accetta, può trattenere dalla busta paga l’importo corrispondente ai giorni di preavviso non lavorati.

     Nelle dimissioni per giusta causa, invece, il lavoratore ha diritto a ricevere l’indennità, anche se è lui a lasciare il lavoro.


    E se è l’azienda a licenziare senza preavviso?

    Allora è l’azienda a dover pagare. Poco importa se il lavoratore è d’accordo o no: il rapporto si chiude subito e scatta l’obbligo di indennizzo. L’importo dipende dalla retribuzione abituale del dipendente, e non rientra nel calcolo del TFR.

    L’indennità sostitutiva del preavviso è un meccanismo semplice ma fondamentale per garantire una chiusura corretta del rapporto di lavoro. Che tu sia dipendente o datore di lavoro, conoscere le regole ti aiuta a evitare brutte sorprese, trattenute impreviste o contenziosi.